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dubbi circa l'avvenuto raggiungimento dell'Asia da parte di Colombo e,
fra costoro, Pietro Martire d'Anghiera.

    I dubbi acquistarono maggior consistenza dopo il viaggio di Vasco
da Gama alle vere Indie (1498-99), viaggio i cui risultati non potevano
creare equivoci, data la natura degli autentici prodotti di quelle regioni
recati in Europa, mentre le spedizioni colombiane, nonchè quelle dei suoi
imitatori, clandestini e autorizzati, e dei suoi continuatori, non solo non
recavano alcuno di quei prodotti per i quali l'India era famosa e ricercata,
ma neppure facevano cenno di avere incontrato nei paraggi visitati terre
e forme di civiltà, che potessero avvicinarsi a quelle già note, perchè de-
scritte nei viaggi del Polo e dei Missionari religiosi.

    Amerigo Vespucci, nel suo primo viaggio, quello compiuto negli anni
1498-99 a servizio spagnolo, s'era diretto con l'Hojeda e il de la Cosa alle
terre di recente scoperte dal Grande Navigatore (Terra di Grazia e di
Parla) e, quando sulla costa dell'odierna Guyana francese s'era separato
dai compagni ed aveva proseguito da solo verso Sud-Est, arrivando nella
sua corsa al di là della foce dell'Amazzoni fino a circa 6° di latitudine
Sud, aveva lo stesso proposito di Colombo, quello, cioè, di raggiungere
il Mare Indico.

    Se la terraferma scoperta era, come allora si riteneva, propaggine della
estrema parte orientale del Continente asiatico, questo, secondo le conce-
zioni della Geografia tolemaica (Geografia sistematica e congetturaI e , non
sperimentale), ancora viva e vitale nel secolo xv, doveva terminare al Capo
Cattigara, situato press'a poco in quei paraggi (Tolomeo lo aveva collocato
a 9° latitudine Sud). E, per conseguenza, doppiando tale sporgenza asia-
tica dell'Estremo Oriente, si doveva entrare nel Sinus Magnus, al di là del
quale si stendeva l'India extra Gangem con Malacca.

    Costretto a ritornare, il Vespucci dovette per quella volta rinunciare
al formulato proposito, ma nel suo secondo viaggio, compiuto negli anni
1501-1502 a servizio del Portogallo, egli si dirigeva ai medesimi luoghi
della terraferma in precedenza scoperta, scorrendola da vicino e cercan-
don e la fine,- che riteneva prossima - per girarla e pervenire all'isola Ta-
probana (Ceylan) fra il Mare Indico e il Mare Gangetico.

    Ma dovette tosto riconoscere vana le propria speranza, perchè la costa
continuava anche al di là del 9° latitudine Sud, anzi, scorrendola fino
alla latitudine di circa 50° Sud, non ne aveva trovato la fine, non solo,
ma neppure aveva scorto indizi di usi e di costumi negli abitanti di
quella costa, che potessero in qualche modo assomigliare o avere punti
di contatto con quelli abbastanza noti delle popolazioni del Sud-Est
dell'Asia.
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