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venire spiacevoli sorprese da parte dei nuovi avversari, la cui impudenza,
nonchè i favoritismi loro largiti da compiacenti protettori, non erano da
temer si meno di quelli dei vecchi avversari.

    Diego Mendez, più fortunato di lui, era giunto a Corte e s'era fatto
ricevere dalla Regina, consegnandole, fra 1'altro, la famosa lettera dell' Am-
miraglio scritta il 7 luglio 1503 dalla Giamaica, e illustrandole a viva voce
tutte le vicende vissute in questo quarto viaggio dell'Ammiraglio, dalle
numerose miniere aurifere scoperte in Costa Rica e Veragua al tradimento
e alla sollevazione di quegli indigeni, dal mancato ritrovamento del pre-
teso passaggio per andare al Cataio alla sospensione dell'esplorazione co-
stiera, che l'Ammiraglio avrebbe, invece, ancora proseguito se avesse avuto
sotto di sè navi in buone condizioni. E non omise neppure l'accenno al
seminaufragio della Giamaica, verificatosi in seguito alle pessime condi-
zioni delle caravelle.

     E poichè il Mendez era stato, suo malgrado, trattenuto ben dieci mesi

dall'Ovando all'Espafiola, dove aveva avuto cognizione diretta delle stragi

compiute dal Governatore fra i cacicchi della regione di Xaragua, dell'igno-

miniosa fine fatta fare sulla forca all'infelice regina indigena Anacoana,

dell'inumana istituzione dei repartimientos o encomiendas, che legalizza-

vano la schiavitù degli Indiani e il loro impiego nelle miniere, potè im-

pressionare vivamente la Sovrana col racconto di questi delitti contro la

umanità e strapparle la promessa che l'Ovando sarebbe stato castigato.

Subì, difatti, lo smacco d'essere sostituito da Don Diego Co16n, primoge-

nito dell'Ammiraglio, ma nel 1509, ossia cinque anni più tardi dei fatti

che stiamo narrando.  . .'.

    Dal canto suo, Colombo s'era affrettato a scrivere ai
Sovrani e al Te-
soriere Generale Morales, per sventare in tempo le trame e le calunnie
che quegli altri - i Porras ,-- avrebbero ordito a suo danno.

    Bisogna qui ricordare che, durante l'assenza del Grande Navigatore
dalla Spagna, era stata fondata in Siviglia (1503) la Casa de Contrataci6n,
la quale veniva ad elevare d'importanza il preesistente Ufficio, cui atten-
deva il famoso vescovo Fonseca, suo acerrimo nemico, mentre, pure in
quel frattempo, era venuta a morte Dona Juana de Torres, la sua benevola
protettrice, colei che l'aveva salvato dalle ingiuste accuse del Bobadilla e
che, se fosse stata ancora in vita, non avrebbe tralasciato di perorare la
causa colombiana, nuovamente compromessa dalla malvagità di tal uni al-
tezzosi spagnoli.

    Dimodochè, mentre i nemici si rafforzavano nelle loro posizioni, i
pochi amici scomparivano uno alla volta!

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