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Ma la sciagura più dolorosa, che doveva colpire l'Ammiraglio a distanza
di appena I9 giorni dal suo ritorno in Spagna, fu la perdita della sua più
alta protettrice, la regina Isabella.

    L'aggravarsi del male aveva reso vano ogni tentativo di salvare la po-
vera Regina, per cui questa, il 26 novembre del I504, aveva dovuto soc-
combere!

    Colombo ignorò ancora per parecchi giorni la ferale notizia, tanto vero
che, il giorno 3 del successivo mese di dicembre, non potendo affatto mon-
tare a cavallo, per recarsi dalla Regina, brigava tuttavia per ottenere in pre-
stito una lettiga, onde farsi trasportare a braccia fino a Medina del Campo.
Sul tardi di quel giorno medesimo l'infausta notizia giunse al suo orecchio
e non è da immaginare quale sia stata l'amarezza del suo profondo cor-
doglio per l'immensa perdita che lo colpiva.

    Certo che era scomparsa, non soltanto una soave e ineguagliabile incar-
nazione del Regal Potere, ma l'amica, l'anima delle scoperte, l'angelico
araldo della Croce, la protettrice del vero e del giusto, del bello e del buono.

    Ora, si sentiva solo, tremendamente solo!
    Scrivendo poco dopo al suo primogenito Diego, così commentava la
perdita dell'amata Sovrana, testè appresa: « La sua vita fu sempre catto-
lica e santa e pronta a tutte le cose che furono in servizio di Dio »!
    Quella scomparsa fu un funebre rintocco, che preludeva al dischiudersi
d'altra tomba, la sua, quella che avrebbe alfine suggellato il termine d'una
esistenza travagliatissima, ormai non più sorretta da alcun conforto, nè
morale nè materiale. Già turbato dal rammarico dell'incompletezza della
sua missione, ora intravvedeva altresì tutta la vanità delle sue ultime re-
sidue speranze!
    Sentì, insomma, d'essere ormai abbandonato al proprio destino e ne
presenti la non lontana conclusione!

    I03. Il mortale trapasso del Grande Genovese. - Le prove dell'abban-
dono dell'Ammiraglio al proprio destino non tardarono a manifestarsi.
Lo Scopritore ne aveva avuto il presentimento fin da quando aveva scritto,
il 7 luglio I503, dalla Giamaica, quella lunga lettera, che aveva poi affidato
al Mendez per il recapito, e che terminava con queste sconfortate frasi:
« lo sono interamente perduto. Ho compianto finora gli altri, mi abbia
ora misericordia il Cielo e pianga per me la terra. In questo momento 11011
posseggo neppure una blanca (moneta di poco valore) per fare la mia
offerta in Chiesa; lo stato del mio spirito è poi divenuto, qui nelle Indie,
quale l' ho già descritto alle Vostre Altezze. Isolato, addolorato, infermo,
anzi in attesa ogni giorno della morte, circondato da migliaia di selvaggi

             21 - BIGK:\RDELLI.
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