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Saturno, a Cerere, a Trittolemo. Come se la scoperta dei perieci di Ponente
non avesse riserbato a quell'epoca di vedere l'incremento della sfera delle
idee e l'inopinata apparizione di tante cose nuove sull'orizzonte.

     Pietro Martire, nativo d'Anghiera (Lago Maggiore), ad esempio, che
era addetto con le funzioni di Maestro della nobiltà e di Elemosiniere alla
Corte dei Re Cattolici, persona che fu legata d'intima amicizia al Nostro,
amicizia della quale si mostrava tanto orgoglioso, non dedicò, non diciamo
una breve e degna necrologi a all'amico scomparso, ma neppure un sem-
plice accenno alla sua malattia e alla sua fine. E dire che, nel maggio 1506,
si trovava a Villafranca del Duero, poco distante da Valladolid e perciò in
favorevole circostanza per non ignorare le condizioni di salute dell'amico.

     La Cronaca della stessa Valladolid, la quale è fama che annotasse i
più minuti e insignificanti avvenimenti locali, non segnalò neppure il
mortale trapasso dell' Ammiraglio Maggiore del Mare Oceano, Vicerè e
Governatore delle Indie, di colui che nell'aprile 1493 - appena 13 anni
prima - recandosi al trionfo di Barcelona, era stato acclamato in tutte
le province spagnole come un semidio!

     Forse, la causa di tanta indifferenza devesi attribuire alla fatale coin-
cidenza con quell'altro pubblico avvenimento che abbiamo accennato nel
precedente numero e che aveva polarizzato tutto l'interessamento della Na-
zione sulla giovane coppia regale, la quale veniva ad insediarsi sul trono
d'Isabella la Cattolica.

     Ma, neppur dopo il periodo delle feste si pensò allo Scopritore e nep-
pure allorquando l'opera di alcuni Conquistadores, sviluppandosi lungo la
via da lui tracciata e per primo percorsa, cominciò a rivelare al Vecchio
Mondo gli immensi tesori della civiltà del Messico e del Yucatan,

     Spentosi l'Ammiraglio, che l'amico fidato e compatriotta Bartolomeo
Fieschi aveva amorevolmente assistito durante l'aggravarsi della malattia,
le modestissime esequie furono celebrate nella Chiesa di S. Maria la An-
tigua e la spoglia venne tumulata nella Chiesa del Convento dell'Osser-
vanza, i cui Religiosi l'avevano sempre fraternamente ospitato da vivo
nella loro Comunità ed ora ne assumevano la custodia della spoglia.

     Epperò era scritto che il Grande Genovese non avesse il meritato ri-
poso, neppure dopo morto, perchè la pace della sua tomba fu più volte
turbata.

     Nel 1509, difatti, il figlio Diego provvide a fare trasportare i resti
paterni dal Convento di Valladolid alla Certosa delle Grotte, sorgente
nel sobborgo di Triana, presso Siviglia. Ma, in epoca imprecisata, com-
presa fra il 1536 e il 1540, la vedova di Don Diego Colén, Secondo Am-
miraglio del Mare Oceano, ossia la Viceregina Dona Maria di Toledo, fece
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