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spartano almeno sei persone all'interno, quattro davanti,
quattro o cinque appese di dietro, ed ancora due o tre
in una specie di rete o sacco collocato al di sotto dell' as-
sale, dove se ne stanno mezzo soffocate dal fango e dalla
polvere. Ad accrescere il frastuono e la baraonda con-
tribuiscono burattinai che mettono in scena le storie di
Pulcinella, declamatori di poesie, buffi con chitarra, canta-
storie, e una serie di teatrini di poco prezzo con pagliacci
e attori, tamburi e trombe, tele su cui sono dipinte le
meraviglie mostrate all'interno e folle entusiaste che si
accalcano di fuori. Lazzaroni in abiti di stracci dormono
sdraiati nei vani delle porte, nelle fosse di scolo, sotto gli
archi; i signori, ben vestiti, scarrozzano su e giù per via
Chi aia o passeggiano nei Giardini Pubblici; e tranquilli
scrivani, appollaiati dietro i propri deschetti e calamai
sotto il portico del Gran Teatro di San Carlo, attendono
in mezzo alla strada i loro clienti.
Ecco un forzato in catene che desidera farsi scrivere
una lettera ad un amico. Si avvicina ad un uomo che
ha l'aria di uno che sappia scrivere e che se ne sta se-
duto sotto l'arcata d'angolo, e si accorda sul compen-
so. Ha l'autorizzazione della sentinella addetta alla sua
sorveglianza, che ora se ne sta lì accanto a schiacciar
noci, la schiena appoggiata al muro. Il forzato detta
all' orecchio dello scrivano ciò che vuole dire e, poiché
non sa leggere, lo guarda fisso in faccia per leggere
nei suoi lineamenti se trascrive fedelmente quanto gli
vien detto. Dopo un po', il forzato comincia a perde-
re il filo. Il segretario si ferma e si stropiccia il mento.
Il forzato si esprime in maniera sempre più rapida e
concitata. Il segretario finalmente afferra la sua idea e
con l'aria di chi sa come esprimerla in parole, la mette
giù, fermandosi di tanto in tanto a guardare ammira-
to quello che ha già scritto. Il forzato tace. Il soldato
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