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seguita a mangiare le sue noci con indifferenza. C'è qual-
che altra cosa ancora da scrivere?, chiede lo scrivano.
Null'altro. Ed allora ascolta, amico mio. Legge tutta la
lettera. Il forzato ne è incantato. La lettera viene quin-
di piegata, indirizzata e consegnata all'uomo che paga
il compenso pattuito. Il segretario si appoggia alla sua
sedia con aria indolente e prende in mano un libro.
Il forzato raccoglie da terra un sacco vuoto. La senti-
nella getta via una manciata di gusci di noce, si mette
in spalla il moschetto e i due si allontanano insieme.

     Per quale motivo i mendicanti, quando li guardate,
si battono sempre il mento con la mano destra? Tutto, a
N apoli, viene espresso mediante gesti, e codesto è il segno
per indicare la fame. Laggiù, un uomo che sta litigando
con un altro, poggia il palmo della mano destra sul dorso
della sinistra e scuote i due pollici (che rappresentano
le orecchie di un asino), il che fa andare l'avversario su
tutte le furie. Due persone contrattano ad un banco del
pesce: quando gli vien detto il prezzo, il compratore vuota
un'immaginaria tasca di panciotto e si allontana senza dire
una parola, avendo perfettamente comunicato al vendi-
tore che il prezzo gli sembra troppo caro. Due uomini
in carrozza si incontrano: uno di loro si tocca due o tre
volte le labbra, solleva le cinque dita della mano destra e
taglia orizzontalmente l'aria con il palmo. L'altro accenna
vigorosamente di sì col capo e se ne va per la sua strada.
È stato invitato a desinare con l'amico alle cinque e mezza
e non mancherà all' appuntamento.

     In tutta Italia per esprimere un rifiuto, ed è l'unico
modo che i mendicanti mostrano di intendere, si scuote
in maniera affatto peculiare la mano destra a partire dal
polso, con l'indice ben teso. Ma a Napoli le cinque dita
formano da sole un ricco linguaggio.

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