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per la gran parte, di corridoi e labirinti lunghi e larghi
scavati nella roccia. All' estremità di alcuni di questi pas-
saggi, inattesi barlumi di luce che proviene dall' alto e
che, in mezzo alle torce, alla polvere ed alle oscure volte,
appare spettrale e strana, come se fosse anch' essa morta
e sepolta.
L'attuale cimitero è situato fuori della città, su una
collina che si estende fra la città e il Vesuvio. Il vecchio
Camposanto, con le sue trecentosessantacinque fosse, viene
utilizzato oggi solo per coloro che muoiono in ospedale o
in prigione e i cui corpi non sono reclamati dai congiunti.
Il grazioso cimitero nuovo si trova a breve distanza e, seb-
bene non sia stato ancora terminato, ha già molte tombe e
leggiadri colonnati in mezzo ai fiori e agli arbusti. Altrove
si potrebbe criticare l'aspetto troppo vistoso e profano di
certe tombe, ma l'atmosfera gaia che qui regna sembra
offrirne una valida giustificazione ed il monte Vesuvio,
separato dalle tombe da un amabile pendio, ad un tempo
esalta e rattrista la scena.
Se il Vesuvio appare solenne visto da questa novella
Città dei Morti, col suo fumo nero sospeso nel cielo tra-
sparente, quanto più impressionante e terribile appare a chi
lo contempla dalle spettrali rovine di Ercolano e Pompei!
Mettetevi in fondo alla grande piazza del mercato
di Pompei, volgete lo sguardo su per le strade silenzio-
se, poi attraverso i templi diroccati di Giove e di Iside,
poi al di sopra delle case sventrate coi loro più intimi
recessi esposti alla luce del giorno; volgetelo infine al
monte Vesuvio, luminoso e bianco di neve nell'aria serena,
e cercate di perdere ogni coscienza del tempo ed ogni
attenzione alle cose, nella sensazione strana e malinco-
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