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credere, né a figurarci, che tutta codesta materia sia ro-
tolata giù a sommergere la città, e che tutto quanto non
si trova più qui sia stato strappato alla pietra con l'ac-
cetta, ma quando arriviamo a concepire e comprendere
tutto questo, il senso di orrore e di oppressione che essa
comunica sono indescrivibili.
Gran parte dei dipinti che si trovano sui muri delle
camere prive di soffitto di entrambe le città, o che sono
stati trasportati con gran cura al museo di Napoli, appaio-
no freschi e perfettamente leggibili, come se fossero stati
dipinti appena ieri. Vi sono nature morte, come vivande,
selvaggina, bottiglie, bicchieri ed oggetti del genere; famose
storie del mondo classico o favole mitologiche, sempre
espresse con semplice vigore; fantasie di amorini dipinti
nell' atto di darsi battaglia, di scherzare, di compiere i
più disparati lavori; rappresentazioni teatrali; poeti che
leggono agli amici le proprie opere; iscrizioni vergate sui
muri col gesso; salaci battute d'argomento politico, annunci
pubblicitari, scarabocchi di scolari: tutto concorre a far
rivivere e a ripopolare queste antiche città nella mente
dello stupito visitatore. Si vedono anche mobili di ogni
specie: lampade, tavole, divani; recipienti per mangiare,
bere, cucinare; attrezzi da lavoro, strumenti chirurgici,
biglietti per il teatro", monete, ornamenti per la perso-
na, mazzi di chiavi trovati stretti nel pugno di scheletri,
elmi di guardie e soldati; minuscoli campanelli per uso
domestico che ancora mandano l'antico, familiare suono.
Anche il più insignificante fra questi oggetti
contribuisce a far levitare l'interesse per il Vesuvio, a rive-
stirlo di un fascino assoluto. L'osservare, mentre ci si
trova nell'una o nell' altra città in rovina, i terreni circo-
stanti interamente coperti di bei vigneti e di alberi lus-
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