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montagna; nella presente circostanza lo definiremo col
nome di Mr. Pickle? di Portici) fa notare che la discesa
sarà sicuramente difficoltosa, visto che sta gelando e che
l'abituale sentiero di cenere è ricoperto di neve e ghiac-
cio. La vista delle lettighe che sopra di noi si alzano e
si abbassano e sobbalzano ora qua ora là in conseguenza
del fatto che i portatori inciampano di continuo, distrae
tuttavia la nostra attenzione; tanto più che il signore piut-
tosto corpulento si offre ora ai nostri occhi in tutta la
sua lunghezza ed a testa in giù, in uno scorcio davvero
allarmante.
Il subitaneo sorgere della luna riesce a sollevare
il morale dei portatori. Facendosi coraggio l'un l'altro
con la parola d'ordine: «Forza, amico, si fa per riempire
la pancia!»8, si incitano energicamente a raggiungere
la cima.
La luna, che durante la nostra ascesa nel buio tingeva
appena la cima innevata sopra di noi con una striscia
della medesima luce che inondava la valle sottostante,
illumina d'un tratto l'intero fianco della montagna ed
il vasto mare giù in fondo, e Napoli lontana e minu-
scola, e tutti i villaggi della regione circostante. In tale
incanto si presenta l'intero panorama quando giungia-
mo alla piattaforma che circonda la cima del monte,
la regione del fuoco. Si tratta di un cratere spento,
fatto di grandi massi di scorie gigantesche, simili ad
infuocati blocchi di pietra precipitati da una terribile
cataratta. Da ogni fessura e crepaccio si riversa un fumo
sulfureo e ardente, mentre da un' altra collina a forma
di cono che si erge d'un tratto all'estremità di questa
piattaforma (si tratta del cratere attuale) fuoriescono
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